Maria Mulas

Maria Mulas si stabilisce a Milano nel 1956, e inizia qui il lavoro artistico attraverso la fotografia a metà degli anni Sessanta. Tra il 1965 e il 1976 realizza soprattutto fotografie di teatro e ritratti, e nello stesso tempo conduce una ricerca su riti cosiddetti "sociali". "Se fotografare e un modo di raccontare senza essere interrotti (ne contraddetti) - ha ben scritto di lei Lea Vergine nel 1985 - si potrà ben sostenere, nel caso di Maria Mulas, che il suo non e solo un discorso ma una girandola, addirittura un fuoco di artificio, con esiti clowneschi e raggelati al tempo stesso". 1976 Tiene la prima mostra personale alla galleria Diaframma di Milano, dove espone una raccolta di ritratti che rivelano una sottile e spietata critica sociale. 1979 Presenta alla galleria "II Milione" di Milano una serie di ritratti di intellettuali e artisti internazionali (Biennale 78 - P.A.C. 79), dove l'esperimento tecnico sull'obiettivo grandangolare 20 mm diviene tutt'uno con la scelta del personaggio, con le sue valenze simboliche: le immagini sono idee. Con Lea Vergine e su incarico del Comune di Milano conduce una ricerca sulla generazione di artiste che operarono nelle file delle avanguardie storiche: esegue una serie di...
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Maria Mulas si stabilisce a Milano nel 1956, e inizia qui il lavoro artistico attraverso la fotografia a metà degli anni Sessanta. Tra il 1965 e il 1976 realizza soprattutto fotografie di teatro e ritratti, e nello stesso tempo conduce una ricerca su riti cosiddetti “sociali”. “Se fotografare e un modo di raccontare senza essere interrotti (ne contraddetti) – ha ben scritto di lei Lea Vergine nel 1985 – si potrà ben sostenere, nel caso di Maria Mulas, che il suo non e solo un discorso ma una girandola, addirittura un fuoco di artificio, con esiti clowneschi e raggelati al tempo stesso”.
1976
Tiene la prima mostra personale alla galleria Diaframma di Milano, dove espone una raccolta di ritratti che rivelano una sottile e spietata critica sociale.
1979
Presenta alla galleria “II Milione” di Milano una serie di ritratti di intellettuali e artisti internazionali (Biennale 78 – P.A.C. 79), dove l’esperimento tecnico sull’obiettivo grandangolare 20 mm diviene tutt’uno con la scelta del personaggio, con le sue valenze simboliche: le immagini sono idee. Con Lea Vergine e su incarico del Comune di Milano conduce una ricerca sulla generazione di artiste che operarono nelle file delle avanguardie storiche: esegue una serie di ritratti di artiste nei loro studi (Sonia Delaunay, Maret Oppenheim, Bice Lazzari, Marcelle Can ecc.) ritratti che vengono esposti a Palazzo Reale a Milano e a Palazzo delle Esposizioni a Roma, nella mostra L’altra meta dell’avanguardia (1980).
1982
All'”Unione culturale” di Palazzo Carignano a Torino presenta uno serie di pannelli concettuali sull’architettura, in cui attraverso variazioni di distanze e di punti di ripresa vengono alterati e reinventati oggetti e particolari architettonici.
1984
Espone alla scuola di San Giovanni Evangelista a Venezia, Il Quartette, in sequenze che ricordano la struttura filmica, i ritratti degli artisti Beuys, Fabro, Cucchi e Nauman.
1985
A Parma, nello spazio espositivo del “Mercante in Fiera”, ha luogo la mostra Maria Mulas: Fotografia 1970-1980.
1988
Presso la galleria “II Milione” di Milano, presenta una serie di ritratti, risultato di una ricerca espressiva condotta senza I’intervento di un obbiettivo che deforma o migliora i soggetti ma, come sempre, rivolta tutta allo stadio del rapporto stretto che corre tra carattere e comportamento. Se, nelle fotografie di architettura, Maria Mulas si occupa del particolare anomalo che, attraverso I’uso della luce, modifica il significato dell’opera, nei ritratti, invece, mira alla sintesi. E come è vero che il pittore dipinge sempre lo stesso quadro, lo scrittore scrive sempre lo stesso libro, lei ripercorre a approfondisce le medesime situazioni culturali, sociali e di costume.
1989
Espone nel chiostro dello Juvara a Torino.
1990
Alla galleria d’arte moderna di Partenò, poi alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, la mostra Vis à Vis, una serie di ritratti di intellettuali. Alla Cascina Grande di Rozzano (Milano): Maria Mulas: ritratti di artiste ieri e oggi.
1991
Palazzo dei Diamanti a Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara: Maria Mulas 1970-1990 – Scrittura della luce. Galleria d’Arte Moderna di Suzzara. Pubblica, per le Edizioni A.D.O.N.A.L, un calendario con i ritratti di 13 artiste.
1992
All’Associazione Scenidea di Salerno: Donne di teatro e teatro di donne.
Al Castello Pasquini di Castiglioncello: Sessantacinque ritratti più uno. All’U.S.I.S. (United States Information Service) di Milano Maria Mulas – New York Flash. Alla galleria “L’Arsenale” di Iseo (Brescia).
1993
Libreria Feltrinelli di Via Manzoni a Milano: Reportage per un editore. Rocca Paolina di Perugia: Tricromie – Zapping – Riprese in diretta. Galleria Plurima di Udine: Ossessione.
1994
Galleria Vigato di Alessandria (con Marco Rotelli). A Morterone (Lecco), per I’Associazione Culturale Amici di Morterone: Ri-tratti 1974-
1994.
Samithra Arte Studio di Ravenna: Rursum Felix: Ravenna vista da Maria Mulas.
1995
Alla Biennale di Venezia, partecipa alla mostra organizzata dall’lstituto Artistico dei fratelli Alinari di Firenze: 1895-1995 L’io e il suo doppio (a cura di Italo Zannier). Sempre per la Biennale, nell’ambito della mostra Identità e differenza – Libri d’artiste, espone il suo lavoro I dinosauri e le rose: una ricerca su un certo tipo di ritratto, caratterizzata da un ritmo narrative. Universita Bocconi di Milano: Frammenti di un centesimo di secondo, a cura dell’ISU Bocconi. Galleria “II Cancello” di Milano.
1996
Alla Galleria “II Milione” di Milano: Scomposizioni. Opere di Maria Mulas sono esposte in vari musei d’arte moderna del mondo (Sidney, Pechino, Edimburgo eec.). Collabora stabilmente con diverse testate italiane ed estere e con i maggiori quotidiani italiani.
1998
Al Palazzo dell’Arengario di Milano: Miraggi
1999
Festival della Fotografia di Lecco. E autrice di importanti libri fotografici: Milano vista da… (1973), Hans Richter (1976) e Annotazioni sul linguaggio di Hans Richter (1978) e Sul linguaggio organico di Henry Moore (1977).

A un certo punto non mi e più bastato “fare una fotografia” e metterla lì. E’ diventato predominante il bisogno di rompere questo schema. La fotografia in sé è per me oggi un limite: ho bisogno di sequenze, di metamorfosi, di ripetere fino all’ossessione. In alcuni di questi lavori il soggetto ritratto riflette, alla lettera, ciò che a sua volta stà guardando: la laguna e il vaporino, negli occhiali. E come se si ribellasse così alla propria condizione di preda, alla propria passività. Per un momento l’occhio del fotografo insegue qualcosa che riesce invece a sfuggirgli e “ferma”, o meglio cattura, proprio questa fuga. Nelle fotografie “sconnesse” il gioco completa questo pensiero. La macchina fotografica allarga le proprie possibilità: non si limita a fissare un momento e cioè un punto, ma conquista una durata – come se si potesse vedere il trascorrere di quel momento per qualche secondo, il suo slittare nel prima e nel dopo di quell’attimo, nel sopra e nel sotto di quello spazio. Ma soprattutto si cerca, di quel punto, l’interna incoerenza e la vertigine che ci può procurare.

Le fotografie di ritratti di Maria Mulas non sono soltanto la registrazione tecnica di una fisionomia-di una faccia, di un corpo. Si potrebbe dire che nei suoi ritratti più belli si mette in scena un affetto. Questi ritratti sono il frutto di un incontro. L’altro si fa avanti, si offre allo sguardo che pretende di vederlo e di conoscerlo. (Ho detto “sguardo”, non ho detto “obiettivo”). E’ lo sguardo di Maria Mulas che guarda e conosce. E lo sguardo, letteralmente, che produce la fotografia. La macchina fotografica registra questo incontro, questo “affetto”. Docilmente, ne fissa una traccia.
Chi e stato fotografato anche soltanto una volta da Maria Mulas non ricorda soltanto di essere stato fissato da una macchina fotografica. Ricorda di essere stato guardato dagli occhi di Maria Mulas. Ricorda, magari, anche qualche parola che ha scambiato con lei – prima, durante e dopo il momento dello scatto.
In qualche modo, ogni ritratto di Maria Mulas e anche un effetto di amicizia. E questo, forse, che ne definisce la qualità.

Emilio Tadini

(Dal catalogo della mostra Ri-tratti 1974-1994, Morterone, giugno-settembre 1994)

 

 

Maria Mulas moved to Milan in 1956, and here starts the artistic work through photography in the mid-sixties. Between 1965 and 1976 she photographs theaters and portraits, at the same time conducting a research on rituals so-called “social”.
“If photography is a way to tell without being interrupted
(neither contradicted) – has well written about her in 1985 Lea Vergine – you may well argue,in the case of Maria Mulas, that its not just a speech but a turning wheel , even
a firework, with clownish and frozen results at the same time. “
1976
She held her first solo exhibition at the Aperture Gallery in Milan, where she exhibited a
collection of portraits that reveal a subtle and fierce social commentary.
1979
The gallery presents “The Million” in Milan a series of portraits of intellectuals and
international artists (Biennale 78 – PAC 79), where the technical experiment
20 mm wide angle lens becomes one with the choice of the character, with
its symbolic value: the images are ideas. With Lea Vergine on behalf of the Milan City Council she conducts a research on the generation of artists working on historical ideas is running a series of portraits of artists in their studios
(Sonia Delaunay, Maret Oppenheim, Bice Lazzari, etc. Can Marcelle.) Portraits that are
exhibited at Palazzo Reale in Milan and at the Palazzo delle Esposizioni in Rome, in the exhibition The second half of the vanguard (1980).
1982
To the ‘Cultural Union “of Palazzo Carignano in Turin presents a series of panels
conceptual architecture, in which, through changes in distances and points of
recovery are altered and reinvented objects and architectural details.
1984
She exhibited at the school of San Giovanni Evangelista in Venice, the Quartet, in sequences that reminiscent of the film structure, the portraits of the artists Beuys, Fabro, Cucchi and Nauman.
1985
At Parma, in the exhibition space of the “Mercante in Fiera”, the exhibition takes place Maria Mulas: Photography 1970-1980.

1988
At the gallery “Il Milione” in Milan, she presents a series of portraits, the result of
a expressive research conduct without any goal that deforms or
improves the subjects, but as always, aimed at the stage of close relationship
etween character and behavior. If, in architectural photograpies, Maria Mulas
deals with the abnormal particular that changes through the light, by contrast in the portraits, she aims for a synthesis. And it is true that the painter always paints the same picture, the writer writes the same book, she traces in the same situations explores cultural, social and everyday life.
1989
She exhibited in the cloister of Juvara in Turin.
1990
In the modern art gallery of departure, then the Galleria d’Arte Moderna di Bologna, the
Vis à Vis exhibition, a series of portraits of intellectuals. At the Great House of Rozzano
(Milan): Maria Mulas: portraits of artists past and present.
1991
Palazzo dei Diamanti in Ferrara Padiglione d’Arte Contemporanea: Maria Mulas 1970-1990
– Writing of light. Gallery of Modern Art Suzzara. Publish, for publishing
ADONAL, a calendar with portraits of 13 artists.
1992
Scenidea the Association in Salerno: Women of theater and theater of women.
Al Castello Pasquini Castiglioncello: Sixty-five portraits, plus one. EU. S.I.S.
(United States Information Service) in Milan, Maria Mulas – New York Flash. To
gallery “The Arsenal” Iseo (Brescia).
1993
Feltrinelli Via Manzoni in Milan: Report for a publisher. Rocca Paolina
Perugia: Tricromia – Zapping – Camera live. Gallery Plurima Udine:
Obsession.
1994
Gallery Vigato of Alexandria (with Marco Rotelli). A Morterone (Lecco), for
Friends of Cultural I’Associazione Morterone: re-treatment 1974 –
1994.
Samithra Arts Studio in Ravenna: Rursum Felix: Ravenna seen by Maria Mulas.

1995
At the Venice Biennale, she participated in the Art of organized from lstituto
Fratelli Alinari of Florence: 1895-1995 The Self and Its Double (by Italo Zannier).
Also for the Biennale, as part of the show identity and difference – Books
d’artiste, she exhibited her work and roses for Dinosaurs: A search on a certain type of
picture, characterized by a narrative rhythm. Bocconi University in Milan: Fragments
one-hundredth of a second, by ISU Bocconi. Gallery “The Gate” in Milan.
1996
At the Galleria, “The Million” in Milan: Decompositions. Artwork by Maria Mulas are exposed in various museums of modern art in the world (Sydney, Beijing, Edinburgh eec.).She collaborates steadily with several Italiasn and foreign magazines and major Italian newspapers.
1998
Al Palazzo dell’Arengario Milan: Mirages
1999
Festival of Photography in Lecco. Author of important photographic books: Milan
view from … (1973), Hans Richter (1976) and Notes on the language of Hans Richter
(1978) and on the organic language of Henry Moore (1977).

At some point I wanted more from “take a picture and put it there. It became
predominant the need to break this pattern. The photography itself today for me is a limit: I need sequences, metamorphosis, to repeat the point of obsession. In
some of these works the subject reflects portrayed, literally, what in turn
is watching: the lagoon and the steamer, in glasses. And is as its rebelling to his condition, to his own liabilities. For a moment the eye of the photographer chases something that manages to escape and “stop”, or better it captures this moment. In the “disconnected” picturse the game completes this thought. The camera widens its scope, not only sets a time at this point, but wins a life – as if we could see the passing of the moment for a few seconds, its slipping befire and after that moment, in above and below that area. But above all seeks to that point, the internal inconsistency and the dizziness that we can provide.
The portrait pictures by Mulas are not only the recording technique
appearance of a face, a body. One could say that in her best portraits
it depicts a beautiful love. These portraits are the result of a meeting.
The other comes forward, it offers the look that demands to see him and know him. (I
said “look,” I did not say “target”). Its Mary’s that looks and knows. A look, literally, that produces a photography. The camera records this meeting, this “affection”. It appoints a track.
Who’s also been photographed only once by Maria Mulas not only commemorates that
being fixed by a camera. It recalls being looked at by Maria Mulas eyes. Remember, maybe even a few words exchanged with her before, during and after the time of capture.
Somehow, every portrait of Maria Mulas is also an effect of friendship. And this,
perhaps, defines its quality.